Tanatopedia, un portale sull’aldiqua


Sembra sempre che, quando parliamo di morte, si parli di una dimensione che non ci appartiene, ma un giorno ci apparterrà, o noi apparterremo ad essa, e questo ci spaventa, ci lascia attoniti l’idea di quel famoso aldilà dal quale, fino a prova contraria, nessuno è mai tornato, ma dove tutti siamo destinati ad andare. 

C’è chi parla di Paradiso, chi di dimensioni parallele, chi di un aldilà che in realtà è sempre qua, ma che i vivi non  possono vedere, dove i defunti possono interagire tra loro e influenzare in qualche modo le vite di chi ancora non è trapassato, c’è chi immagina un luogo lontano, distaccato sul piano spazio-temporale, dove le anime attendono di reincarnarsi nuovamente; c’è chi immagina anime spogliate del proprio corpo ma vagamente visibili e somiglianti all’aspetto terreno, c’è chi immagina delle energie impalpabili che ci circondano e ci influenzano, nessuno pensa più a lenzuola bianche con i buchi al posto degli occhi, ma questa rappresentazione rimane comunque nel nostro immaginario più fanciullesco e giocoso. 

Insomma, non ne sappiamo niente ma abbiamo fantasticato, creato leggende, strutturato teorie, lo abbiamo dipinto, cantato, messo in rima, abbiamo speso energia, creatività, emozioni ed intelletto, da quando l’uomo ha iniziato a farsi domande sulla propria essenza, ma seppure siano passati migliaia e migliaia di anni, non ne sappiamo assolutamente niente.

Detto questo dunque, per noi che viviamo nell’aldiqua, che cos’è la morte? Se pensiamo “morte” cosa ci viene in mente? La nostra morte e quindi la paura dell’ignoto, o la curiosità di ciò che avverrà, perché qualcuno mi ha confessato di esserne sinceramente curioso; oppure, innanzi tutto, ci viene in mente la morte degli altri? E quindi la paura di dover imparare a fare a  meno delle persone a noi care? Pensiamo ad un fenomeno biologico? Ad un termine oltre il quale non c’è assolutamente niente? O al mistero che vi è celato accanto? Pensiamo a ciò che non riusciremo mai a fare a causa della finitezza della nostra esistenza oppure all’opportunità che abbiamo di creare, di muoverci, di fare che si insinua nelle nostre menti all’idea di avere una data di scadenza? Pensiamo a chi non c’è più o a chi c’è stato?

Quali sono le parole che ci vengono immediatamente suggerite dall’idea della morte?

Ho fatto questa domanda ad alcune persone e le prime risposte sono state: fine, termine, cambiamento, rigidità, disfacimento, putrefazione, polvere, ceneri, malattia, dolore, lutto, lacrime, lamenti, tristezza, angoscia, paura, ansia, solitudine, silenzio, freddo, nero, vuoto, terra, cimiteri, bare, tombe, urne, sarcofagi, croci, incenso, litanie, prefiche, preti, carri funebri, obitori, camere ardenti, fuochi fatui, fantasmi, epitaffi, funerali, cuscini di fiori, fiori secchi, fiori finti, marmo, tanatoprassi, tanatologia, funeral planner, camere mortuarie, camere crematorie, casa del commiato, rancore, nostalgia, omicidi, ospedali, hospice, rinascita, nulla, energia. 

E voi? A cosa pensate?

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