
Boschi Vivi nasce dalla creatività e l’impegno di quattro amici, un architetto paesaggistico, due avvocati e un esperto di tematiche ambientali che si sono posti il problema del “dopo vita”.
Siamo all’interno di un bosco, intorno lo sguardo si perde tra morbide colline che si alternano le une alle altre, nessun centro abitato, poco di addomesticato, giusto le strade che circondano i crinali.
Martina d’Olba è un piccolissimo paese sulle montagne del savonese, ha meno di 100 abitanti, il suo piccolo cimitero, fatto per lo più da una decina di cappelle familiari sorge accanto ad un folto bosco di faggi e castagni che è diventato un progetto di salvaguardia ambientale, un vero e proprio cimitero boschivo. Dal 2018 una cooperativa di soggetti pubblici e privati ha dato vita a questo virtuoso progetto che non entra in contrasto con nessuna credenza o fede, né tantomeno con le aziende che finora si erano occupate del territorio, Boschi Vivi, così si chiama questo bosco della memoria, arriva alla fine di tutti i passaggi, dopo la cremazione.



Perché non dare alle persone la possibilità di scegliere qualcosa di diverso dalla semplice tumulazione o cremazione? E soprattutto di scegliere un’opzione “sostenibile”: ogni comune deve avere uno spazio dove le persone possano spargere le ceneri dei defunti, loro hanno ampliato questa possibilità permettendo di “adottare” un albero del bosco, ai piedi del quale seppellire le ceneri del proprio caro, o le proprie.

Non siamo davanti a sculture create dall’uomo, in questo caso, bensì davanti ad un monumento naturale, che può quietare il dolore di una perdita, sapendo che si può “riposare” in un bosco, magari con la propria famiglia o con i propri amici, perché l’albero può essere scelto anche da una coppia, da un nucleo familiare o da una comunità, ci si accorge “dell’appartenenza” dai diversi colori dei nastri legati attorno al tronco.
Se volete informazioni più dettagliate questo è il loro sito .